Felice Chiò
Matematico piemontese che pervenne a risultati originali nel campo dell’analisi pura.
Nato a Crescentino il 29 aprile 1813, muore a Torino il 28 maggio 1871.
Compiuti gli studi secondari a Vercelli, Chiò si laurea in Filosofia positiva all'Università di Torino nel 1835. Allievo di Giovanni Plana nel corso di Calcolo infinitesimale, grazie a quest'ultimo, ottiene nel 1838 la nomina a professore di Matematica presso l'Accademia militare e nel 1839 vince il concorso per dottore aggregato al collegio di Filosofia dell'Università. Nel 1854 è nominato professore ordinario di Fisica matematica presso la Facoltà di Scienze, dove tiene anche il corso di Analisi e Geometria superiore.
La produzione scientifica di Felice Chiò, pur non essendo molto vasta, è profonda e ricca di risultati originali soprattutto nel campo dell'analisi pura e si inserisce in quel processo di rigorizzazione dell'analisi, tipico dell'epoca.
Fra i contributi più rilevanti ricordiamo gli studi sulla teoria delle serie. Nel 1841 Chiò presenta all'Accademia delle Scienze di Torino una nota sulle serie periodiche, che incontra l'ostilità di quegli accademici che difendevano le teorie di Euler e di Lagrange contro le innovazioni di Cauchy. Consigliato di ritirare il suo lavoro, il teorema di Chiò sarà ritrovato indipendentemente da K.J. Malmsten e pubblicato nel 1844 a Upsalla.
Il contributo più celebre di Chiò riguarda la correzione di alcune inesattezze compiute da Lagrange a proposito della serie che porta il suo nome. Respinto, su relazione di Carlo Ignazio Giulio e Luigi Federico Menabrea dall'Accademia delle Scienze di Torino, questo studio è pubblicato dall'Accademia di Parigi, per interessamento di A.-L. Cauchy in due memorie intitolate
Impegnato attivamente nella vita politica, Chiò fu deputato per sei legislature al Parlamento subalpino e membro del Consiglio superiore per gli Istituti di Istruzione.
A cura di C.S. Roero