Giuseppe Luigi Lagrange

(
1736
-
1813
)
Letto finora

Giuseppe Luigi Lagrange

Matematico e astronomo, unanimamente considerato tra i maggiori e più influenti matematici del XVIII secolo.

Giuseppe Luigi LagrangeJoseph Louis de la Grange, nasce a Torino nel 1736, primo di undici fratelli, da Giuseppe Luigi Lagrange e una Gros di Cambiano, figlia unica di un medico.

La Famiglia de la Grange originava, si diceva, dalla Turenna, in Francia e si era stabilita in Piemonte attorno alla metà del Seicento; il trisnonno del fisico matematico era di professione militare. Per seguire i desideri della famiglia Giuseppe Luigi, conseguì nel 1752 il Diploma di Diritto, che dava accesso agli studi di Legge. L'interesse principale era d'altra parte sin d'allora rivolto alla Matematica ed alla Fisica, sotto la guida del Padre Beccaria, che gli consigliava le letture da effettuare. A 16 anni, nel 1754 scrive la prima opera, l'unica sua pubblicazione scritta in italiano, una lettera "matematica" sulla determinazione dei coefficienti per lo sviluppo del binomio di Newton per potenza qualsiasi.

Non stupiscano le diverse grafie del cognome; da giovane, il nostro si firmò de la Grangia Tournier ed a volte Tournier de la Grangia o più semplicemente Tournier, nella prima maturità si trova, con il nome di battesimo in italiano de la Grangia, in francese de la Grange, nella maturità ed in particolare a Parigi ove era certamente pericoloso sfoggiare nomi che potessero far supporre origini nobili, si firmò costantemente Lagrange.

Conosce Angelo Saluzzo di Monesiglio, chimico, e Giovanni Francesco Cigna, medico ed "elettricista". Assieme, e tutti e tre giovanissimi, fondano nel 1757 la Società privata, che oltre venti anni dopo divenne la Reale Accademia delle Scienze di Torino. La Società pubblicò, nel 1759 un primo volume di memorie e nel giro di altri quattro anni, quattro nuovi volumi di Atti.

Notevole fu lo stupore della Europa colta, riflesso in numerose sedi ad es. la Lalande, per la qualità dei contributi della nuova Accademia ed in particolare del Lagrange.

Lalande parla delle edizioni della Miscellanea Philosophica-Mathematica Societatis privatae Taurinensis e dice :

Les géometres furent étonneés, quand le prémier volume de ces mémoires parut, d’y voir des recherches sur le calcul intégral, sur les suites recurrentes, sue les questions de Maximis & Minimis, sur la nature & la propagation du son faites de main de maitre, par une personne dont le nom avoit été husqu’alors inconnu; c’étoit M. de la Grange. Son premir début le mis de pair avec les cinq ou six premiers géometres de l’Europe; on lui voyot manier l’analyse la plus profonde avec une facilité & une élégance dont les plus célebres se seroient fait honneur, ... ... & doit etre regardé comme un de plus illustres Piémontois.

Nel periodo torinese, Lagrange preparò 18 lavori, dei quali sono di particolare interesse metrologico una nota estesa comparsa nella Miscellanea per gli anni 1770-1773, in quanto si discute sui vantaggi della media per migliorare la "exactitude" ed un altro lavoro sulla velocità del suono.

La sua ricerca sui massimi ed i minimi contribuì alla sua nomina a membro della Accademia delle Scienze di Berlino; aveva trenta anni. La fama conquistata a Torino e all'estero gli aveva assicurato un posto di supplente presso la Regia Scuola di Artiglieria, posto che mantenne dal 1755 sino alla partenza da Torino .

Nel 1766, quando Eulero lascia l'Accademia di Berlino per quella di Pietroburgo, Lagrange venne chiamato alla Direzione della classe di Scienze matematiche della Accademia di Berlino. L'anno dopo si sposa con Vittoria Conti, una lontana parente che aveva conosciuto a Torino, nella casa paterna, quando al cadere del 1762 era stato da lei assistito durante una malattia. Fu una unione felice, sino a quando nel 1883 mancò Vittoria .

Il re Carlo Emanuele III aveva cercato di trattenerlo in Piemonte, ma Federico II di Prussia insisté per via diplomatica per avere a Berlino il giovane matematico, che gli era stato consigliato da d'Alembert. D'altra parte a Torino la posizione ufficiale del Lagrange, già considerato come uno dei cinque migliori matematici di Europa, era sempre quella di insegnante alla Scuola di Artiglieria.

Restò nella città della Sprea per venti anni, durante i quali pubblicò 63 memorie, sui soggetti più disparati e preparò il testo di quel capolavoro che pubblicò subito dopo essersi trasferito a Parigi.

Con la morte di Federico II, Lagrange presentò le sue dimissioni dalla Accademia di Berlino e, dopo un altro infruttuoso tentativo di richiamo in Piemonte e un invito a trasferirsi a Napoli, accettò la posizione di Socio straniero presso la Accademia delle Scienze di Parigi, con il suo onorario pagato direttamente dal Re. Sul periodo trascorso presso la Regia Accademia delle Scienze di Parigi, si veda un saggio del Taton.

Arrivato a Parigi alla fine del 1787, nell'anno successivo pubblica appunto la Mechanique analitique, che è uno splendido trattato, il primo, di Meccanica Razionale. Piene di orgoglio - motivato - e di coscienza del valore e delle innovazioni del proprio contributo, sono queste due frasi prese dalla prefazione :

On a déja plusieurs Traités de Méchanique, mais le plan de celui-ci est entiérement neuf. Je me suis proposé de réduir la théorie de cette Science, & l’art de résoudre les problèmes qui s’y rapportent, à des formules générales, dont le simple développement donne toutes les equations nécessaires pour la solution de chaque problème. J’espère que la maniere dont j’ai taché de remplir cet objet, ne laissera rien a desirer... e ancora: On ne troverà point de Figures dans cet ouvrage. Les méthodes que j’y expose, ne demandent ni constructions, ni raisonnemens géométriques ou méchaniques, mais seulement des opérations algébriques, assujetties à une marche réguliere & uniforme. Ceux qui aiment l’Analyse, verront avec plaisir la Méchanique en devenir une nouvelle branche, & me sauront gré d’en avoir étendu ainsi le domaine ...

Nel 1789 comincia il travaglio della Rivoluzione francese, durante il quale il suo atteggiamento di prudenza e di riservatezza, oltre alla fama, lo protesse non poco dalla temperie dei momenti difficili, esacerbata dal fatto che, non avendo rinunciato alla cittadinanza di origine, era considerato cittadino straniero. Si era nel frattempo risposato, a 56 anni, nel 1792 con Adelaide Le Monnier, della nota famiglia di Astronomi; testimoni alle nozze gli furono il Re e la Regina, pochi mesi prima della abolizione della Monarchia. Con Adelaide visse i restanti ventun'anni della sua vita.

Con questo spirito di riservatezza e di flessibilità, Lagrange fu sempre pronto ad eseguire i compiti scientifici e tecnici che gli vennero richiesti: calcolò traiettorie di artiglieria, lavorò, assieme a Lavoisier ad un modello matematico della economia francese , indagò sulle tecniche molitorie da adottare per i vari cereali e soprattutto, come si è visto, partecipò ai lavori di tutte le Commissioni metriche che si succedettero dal 1790 al 1799.

I problemi non indifferenti che Lagrange incontrò e la norma di vita che si era dato per superarli, furono confidati al Vassalli-Eandi che con lui fu membro di una delle numerose Commissioni metriche del periodo Repubblicano e che ne scrisse un profilo. Lagrange sosteneva che les circostances de la révolution il faut rien demander ni rien refuser.

In altri termini nelle ore difficili, Lagrange seppe lavorare con discrezione, se necessario scomparire , ma sempre prontissimo a ricomparire per rivendicare i suoi diritti, parlando degli eventi del 1794.

Terminato il periodo del Terrore, durante il Direttorio, il Consolato e l'Impero, la posizione del Lagrange non fece che consolidarsi: membro dell'Institut National (l'Antica Accademia), del Bureau des Longitudes, insegnante presso l'Ecole normale e presso l'Ecole Polytechnique. Nel corpo insegnante di queste scuole, lo troviamo assieme Borda, Fourier, Laborde, Lalande, Monge e tra gli allievi ebbe un altro illustre piemontese, Giovanni Antonio Amedeo Plana che, tornato a Torino, sposò una nipote di Lagrange.

Lagrange in questo periodo pubblicò altri due lavori di rilievo, la Théorie des Fonctions Analytiques del 1797 e le Lecons sur le calcul des fonctions del 1806.

Fu nominato Senatore, Gran Ufficiale della Legione d'Onore, Conte dell'Impero, Gran Croce della Riunione e si spense nel 1813, a 77 anni e fu sepolto al Pantheon.

Alcune sere prima della sua morte, si erano riuniti a casa sua, per un estremo saluto, amici e colleghi. Non trovò come Socrate in analoga occasione, un Platone che ne eternasse le ultime considerazioni e confidenze, ma da quanto si può leggere in quanto ci hanno tramandato i presenti, si trattò di una elevata lezione di moralità scientifica, di considerazioni sulla missione del dotto e di affettuose riflessioni sul ruolo che la giovanissima moglie aveva avuto per lui.

Aveva conservato, sia a Berlino sia a Parigi buone relazioni con la Accademia delle Scienze di Torino, che, comunque, impiegò mezzo secolo per perdonargli il fatto di aver proposto, ed ottenuto, la annessione del Piemonte alla Francia.

A cura di Sigfrido Leschiutta