Bruno Pontecorvo
Ricorre il centenario della nascita del fisico italiano, allievo di Fermi, trasferitosi in piena Guerra Fredda nell'Unione Sovietica. Fu autore di importanti ricerche sul decadimento del muone e sui neutrini.
Bruno Pontecorvo nacque a Marina di Pisa il 22 agosto 1913 da una famiglia benestante di fede ebraica non praticante. Frequentò in età molto giovane il biennio di ingegneria a Pisa e a soli 18 anni si iscrisse al terzo anno di Fisica all’Università di Roma, passando l’esame di ammissione con Enrico Fermi e Franco Rasetti e diventando in breve tempo “il cucciolo” del famoso Gruppo di via Panisperna. Fu nel team, nel 1934, dell’esperimento sui neutroni lenti che diede l’avvio alle ricerche sulla fissione del nucleo atomico e sulle sue applicazioni.
Nel 1936 si trasferì a Parigi dove lavorò fino al 1940 con Irène Curie e Frederic Joliot allo studio degli urti dei neutroni con i protoni e alle transizioni elettromagnetiche tra isomeri. Durante la parentesi francese, Pontecorvo iniziò ad avvicinarsi all’ideologia marxista e comunista, pur non partecipando attivamente a livello politico. Nel 1938 iniziò una relazione amorosa con la studentessa svedese Marianne Nordblom da cui ebbe il suo primo figlio, Gil.
Nel 1940, per sfuggire all’invasione tedesca di Parigi, Pontecorvo fuggì negli Stati Uniti e grazie alla borsa di studio della Westinghouse lavorò per una società petrolifera a Tulsa, mettendo a punto una nuova tecnica di introspezione dei pozzi petroliferi, basata sul tracciamento dei neutroni: è la prima applicazione pratica della scoperta delle proprietà dei neutroni lenti, fatta nel periodo di via Panisperna a Roma.
Nel periodo statunitense, probabilmente a causa delle sue idee filocomuniste, fu escluso dalla partecipazione al Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica, ma nel 1943 fu chiamato a partecipare a ricerche teoriche in un centro di ricerca canadese nei pressi di Montreal, dove si occupò dello studio dei raggi cosmici ed in particolar modo di neutrini e del decadimento del muone.
Nel 1948, a conflitto mondiale concluso, ottenne la cittadinanza britannica e venne chiamato da John Cockcroft per partecipare al progetto della bomba atomica inglese: si trasferì ad Harwell ed ottene un’incarico accademico a Liverpool.
Tuttavia, nell’agosto del 1950, dopo una breve vacanza in Italia, senza dare alcuna forma di preavviso, partì con la sua famiglia per Helsinki, dove fu aiutato da agenti sovietici ad entrare nell’Unione Sovietica.
Una volta in Unione Sovietica, cambiò il suo nome in Bruno Maksimovic Pontekorvo.
Nell'URSS, dove sarebbero maturate le sue fondamentali ricerche nella fisica delle particelle elementari e, successivamente, nell'astrofisica, con importanti contributi alla fisica dei neutrini e alle indagini sui neutrini solari, Pontecorvo fu accolto con tutti gli onori, ma anche tenuto per anni isolato dal mondo, mantenendo solo uno sporadico contatto col fratello Gillo, noto regista cinematografico, rimasto in Occidente.
Lavorò fino alla morte a Dubna, sulle particelle ad alta energia ed in particolare sul decadimento del muone e sui neutrini, ricevendo il Premio Stalin nel 1953 e divenendo membro della prestigiosa Accademia delle Scienze dell'URSS nel 1958.
Nel 1955 gli fu consentito di apparire in pubblico, in occasione di una conferenza stampa dove spiegò al mondo le motivazioni del suo abbandono della società occidentale e la sua adesione al comunismo reale.
Morì afflitto dal morbo di Parkinson, a Dubna il 25 settembre del 1993.
Nel 1995, in riconoscimento dei suoi meriti scientifici, fu istituito a suo nome il prestigioso Premio Pontecorvo, attribuito annualmente dal Joint Institute for Nuclear Research in Russia al fisico che ha maggior contribuito alla ricerca nel campo delle particelle elementari.
Di tutta l'opera di Bruno Pontecorvo, fondamentali sono stati i suoi contributi alla fisica dei neutrini: l'intuizione di come rivelare gli antineutrini prodotti nei reattori nucleari (metodo utilizzato da Frederick Reines che per questo ricevette il Nobel nel 1995), la predizione che i neutrini associati agli elettroni fossero diversi da quelli associati ai muoni (la verifica sperimentale di questa predizione ha fruttato il premio Nobel a J. Steinberger, L. Lederman e M. Schwartz) l'ipotesi che i neutrini, nel vuoto, si potessero trasformare in un altro tipo di neutrini, fenomeno noto come 'oscillazione dei neutrini', di cui esistono moltissime prove sperimentali ma che non è ancora riconosciuto dal comitato del Nobel.
A cura di Redazione Torinoscienza