Franco Rasetti
Compì ricerche sui raggi cosmici e di spettroscopia nucleare. Si dedicò poi a studi naturalistici offrendo importanti contributi in paleontologia.
Nel 2001 la comunità dei fisici ha celebrato il centenario della nascita di Enrico Fermi. Purtroppo pochi si sono accorti che il 2001 è stato anche l'anniversario della nascita di un altro membro fondamentale della mitica scuola di fisica di via Panisperna: Franco Rasetti.
Ma non si è trattato soltanto di un centenario, bensì di un vero compleanno: il 10 agosto 2001 Rasetti era infatti a Waremme, malato da tempo, ma vivo e compiva 100 anni.
Dal successivo 5 dicembre, quando Rasetti si è spento nella casa di riposo dove viveva con la moglie, della scuola di Fermi degli anni 1930 rimangono soltanto gli eredi: generazioni di fisici che si sono formati con Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini, Enrico Persico e tanti altri che da quel gruppo iniziale hanno ereditato la fisica nucleare italiana e uno stile di didattica e ricerca ancora oggi percepibile.
Già a 26 anni Rasetti era il "venerato maestro" tra i giovani "abati" Edoardo Amaldi ed Emilio Segrè e il "grande inquisitore" Ettore Majorana che, sotto la guida del "papa" Enrico Fermi si avviarono alla ricerca in fisica negli anni a cavallo tra il 1927 e il 1934 circa, raccogliendo via via nuovi elementi sia italiani che esteri.
Rasetti aveva conosciuto Fermi all'università di Pisa ed era rimasto subito affascinato dal talento dell'amico. Così da Ingegneria (era già al terzo anno) era passato a Fisica. A differenza di Fermi, i suoi interessi culturali andavano ben oltre la fisica. Anzi, aveva scelto fisica anche perché non si sentiva completamente a suo agio e voleva impararla. La sua vera attitudine era per le scienze naturali, le escursioni in montagna, il collezionismo di insetti. Inoltre aveva una cultura generale sconfinata, che amava sottolineare con un po' di autoironia nei giochi di domande che si divertivano a fare con Fermi per stuzzicare le ragazze della compagnia: spesso apostrofava Laura Capon, la compagna di Fermi, con la sua tipica esclamazione: "Fantastico! Così tu non sai che ..." e seguiva l'ennesima dimostrazione della sua onniscienza.
Nel 1930 Rasetti ottenne la cattedra di Spettroscopia a Roma, campo in cui aveva sfoggiato in quegli anni la sua incredibile abilità di sperimentatore: pochi al mondo (nessuno in Italia, neanche Fermi) avevano pari precisione e raffinatezza nelle misure. Rasetti fu tra i protagonisti del passaggio dalla fisica atomica alla fisica nucleare, avvenuto già nel 1929, quando la fisica atomica e la spettroscopia sembravano campi ormai saturi, inquadrati subito nella "giovane" meccanica quantistica. In linea con la nuova politica di ricerca, Rasetti andò a Berlino da Lise Meitner, divenendo subito esperto nella preparazione di sorgenti di neutroni. Fu anche grazie alle sue competenze, non solo alle scoperte di Fermi, che nel 1934 il gruppo di Roma potè primeggiare in tutto il mondo nel campo della radioattività indotta. L'epoca d'oro sarebbe durata solo fino al 1935. Il gruppo iniziò a sfaldarsi sia per le carriere dei singoli, sia perchè le sorgenti di neutroni di Rasetti erano troppo deboli per competere con gli acceleratori dei laboratori esteri. Così, nel '39 Rasetti andò in Canada e nel '47 negli Stati Uniti. Tra le sue ultime spettacolari misure, ricordiamo nel 1941 la prima misura della vita media dei mesoni dei raggi cosmici.
La seconda parte della sua lunga vita fu caratterizzata dalla delusione per il coinvolgimento di tanti suoi colleghi e amici nelle ricerche belliche. Rasetti fu tra i pochi a criticare duramente l'impiego dei fisici nella costruzione di armi e, quasi scandalizzato, negò la propria partecipazione al Progetto Manhattan, il piano segreto del governo americano e dell'esercito per la costruzione della bomba atomica. La scelta fu coerente: abbandonò definitivamente la ricerca in fisica e si dedicò alle sue passioni di sempre. Lo fece diventando presto un esperto mondiale, con tanto di cattedra universitaria. Ora era la fisica il suo "hobby", le ricerche naturalistiche la sua vera occupazione. Amava sottolineare come la raccolta di fossili o di insetti erano discipline che si potevano ancora svolgere senza la competizione sfrenata che era nata con la "big science", e con pochi mezzi artigianali.
Nel 1986 il primo episodio della malattia (un attacco cerebrale) lo ha costretto a limitare le sue amate passeggiate. Non sperava di raggiungere i 100 anni nel 1987, quando scriveva "... non posso più guidare l'automobile, e vivacchio alla meglio sperando in una fine abbastanza prossima di una vita che non vale più la pena di prolungarsi troppo". Un suo breve dattiloscritto autobiografico, è custodito al museo di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma, rimasto inedito per suo volere.
A cura di Angelo Mastroianni