Augusto Rostagni

(
1892
-
1961
)
Letto finora

Augusto Rostagni

Tenne la cattedra di Letteratura latina a Torino dal 1930 al 1961 e insegnò per incarico Filologia greco-latina dal 1936 al 1955.

Augusto RostagniAugusto Rostagni nacque a Cuneo il 17 settembre 1892. Si laureò in Lettere nell’Università di Torino, e presso di essa fu nominato Libero docente in Letteratura greca nel 1924. Fu poi docente della medesima disciplina nelle Università di Cagliari (1925), di Padova (1925-26), di Bologna (1926-28); chiamato nel 1928 dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino sulla cattedra di Letterature classiche e comparate, passò nel 1930 su quella di Letteratura latina, che tenne fino alla morte, avvenuta a Muzzano Biellese il 21 agosto 1961. Della Facoltà di Lettere e Filosofia fu Preside dal 1946 al 1961.

La sua formazione di studioso fu influenzata in misura determinante dal magistero di Gaetano De Sanctis, dal quale apprese il metodo storico e filologico e del quale condivise l’esigenza di rinnovare gli studi classici abbandonando il classicismo retorico-umanistico, ancora molto diffuso nei primi decenni del Novecento. La collaborazione fra i due studiosi si esplicò in particolare nella condirezione della «Rivista di Filologia e d’Istruzione classica», della quale, dopo la scomparsa del De Sanctis nel 1957, Rostagni rimase unico direttore. Gli articoli in essa pubblicati, le recensioni e la rubrica «Cronache e commenti» documentano l’ampiezza degli interessi e la vivacità delle posizioni assunte da Rostagni, in un dibattito animato da accese e talora aspre polemiche con avversari illustri, come Giorgio Pasquali, Gino Funaioli, Gennaro Perrotta, Ettore Paratore. I suoi orientamenti metodologici sono inoltre illustrati nelle sue prolusioni universitarie, raccolte nel volume Classicità e spirito moderno (Torino 1939).

La sua prima opera, Poeti alessandrini, ricavata dalla tesi di laurea e pubblicata nel 1916, tendeva a rivalutare i principali autori di quell’età alessandrina che i classicisti svalutavano come espressione di decadenza. Seguirono lavori dedicati a Giuliano l’Apostata e alla filosofia pitagorica. Rostagni si volse poi, sotto l’influsso delle teorie crociane, allo studio dell’estetica antica individuando in alcuni testi classici tracce e precorrimenti dell’estetica moderna. Valide e utili risultano tuttora le sue edizioni commentate della Poetica di Aristotele, dell’Ars poetica di Orazio e dell’Anonimo Del sublime.

L’esigenza di storicizzare i testi e la capacità di dipingere grandi affreschi storico-culturali emergono con evidenza in quella che si può considerare la sua opera più importante: la Storia della letteratura latina (la terza edizione in tre volumi, a cura di Italo Lana, fu pubblicata postuma, nel 1964). La tendenza a rivalutare le testimonianze delle fonti antiche, in polemica con il “filologismo” ipercritico, è invece la nota dominante sia del volume Virgilio Minore, in cui Rostagni cercò di dimostrare l’autenticità di alcune operette comprese nell’Appendix Vergiliana e comunemente ritenute spurie, sia dell’opera Svetonio de poetis e biografi minori, dove volle ricondurre a Svetonio materiale biografico considerato da altri studiosi di età tardoantica o medievale.

A cura di Giovanna Garbarino