Primo Levi
Ebreo piemontese, chimico, scrittore e partigiano, ha narrato l’orrore di Auschwitz, le sue opere fra letteratura e scienza.
Primo Levi nasce e studia a Torino fino alla laurea in chimica. Dopo l'8 settembre 1943 si arruola nelle brigate partigiane ma in breve tempo viene arrestato e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Da questa esperienza e dall'esigenza di testimoniare l'orrore della prigionia prende avvio la sua carriera di scrittore con "Se questo è un uomo", pubblicato nel 1947. Seguono numerosi altri racconti, saggi e poesie, scritti nei ritagli di tempo del suo lavoro di chimico, che Levi riprende al ritorno dal lager a Torino.
Sono di particolare interesse, per cogliere la sua doppia essenza di scrittore e scienziato, i racconti fantascientifici di "Storie naturali" (1966) e "Vizio di forma" (1971), nonché il romanzo "Il sistema periodico" (1975) in cui ciascuno dei 21 capitoli è intitolato ad un elemento chimico e riprende un episodio autobiografico (vedi una selezione del testo tratta dal capitolo "Carbonio"). La compresenza in sé delle due nature di scienziato e umanista, che Levi stesso descrive con la metafora del centauro, si esprime in una scrittura chiara ed essenziale.
A cura di Paola Cuneo