Pietro Egidi

(
1872
-
1929
)
Letto finora

Pietro Egidi

Importante storico moderno incentrò i suoi studi sulla storia del principato sabaudo nei secoli XV e XVI.

Pietro EgidiNato a Viterbo nel 1872, si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell'Università di Roma, dove fu allievo di Monticolo e Monaci, esponenti di spicco della scuola storica di impianto filologico. Si laureò a vent'anni e insegnò materie letterarie, storia e geografia nelle scuole superiori di varie città italiane.

Nel 1901 entrò a far parte della Società romana di storia patria, dove completò il suo apprendistato di paleografo e filologo. La sua prima attività fu una rigorosa ricognizione per il reperimento di libri mortuari e di oblazioni, matricole di canonici, "libri confraternitatum", "libri vitae", appartenenti a chiese canonicali e monasteri, della provincia romana e della Sabina nei secoli XI-XVI: l'esito furono due volumi di Necrologi e libri affini della provincia romana. La fonte veniva ancora prima dell'interpretazione, ma l'espansione di interessi coincise con un lungo soggiorno napoletano, quando si accostò alla storia dell'Italia meridionale sotto il dominio angioino: scrisse "La colonia saracena di Lucera e la sua distruzione", completato da un successivo codice diplomatico, e "Ricerche sulla popolazione dell'Italia meridionale nei sec. XIII e XIV".

Nel 1912 vinse un concorso universitario e, dopo aver insegnato per tre anni a Messina, nel 1915 fu chiamato a succedere a Pietro Fedele sulla cattedra nominalmente di storia moderna dell'Università di Torino. Qui si impegnò a ricostruire, con i suoi metodi già collaudati e mettendo al lavoro una vera scuola di giovani allievi, la storia del principato sabaudo nei secoli XV e XVI, attraverso documenti tratti dai più vari archivi. Nel suo generoso impegno didattico affiancava alle lezioni due ore settimanali di esercitazione: una era dedicata alla paleografia e alla diplomatica, una a liberi dibattiti con gli studenti su problemi storiografici.

Egidi esportava le sue competenze anche in altri ambienti culturali cittadini: nel 1923 assunse la direzione della "Rivista storica italiana"; nel 1928 fu cooptato come socio della Deputazione di storia patria. A margine delle celebrazioni progettate per il quarto centenario della nascita di Emanuele Filiberto, gli fu affidato l'incarico di portare a compimento la vasta biografia del duca di Savoia interrotta a causa della morte dello storico A. Segre, che l'aveva avviata su commissione della casa editrice Paravia. Si applicò al compito con dedizione assoluta, tanto che a partire dal 1927 cominciò a declinare ogni altro impegno, soprattutto se implicava assenze da Torino: le sue condizioni di salute lo inducevano a concentrare gli sforzi su pochi obiettivi e diede anche le dimissioni dall'Istituto storico italiano per il Medio Evo di Roma. Il suo progetto principale di quegli anni non fu tuttavia concluso, perché nel 1929, a Courmayeur, morì.

A cura di G. Sergi