Guido Quazza

(
1922
-
1996
)
Letto finora

Guido Quazza

Partigiano combattente. Tranne una breve parentesi pisana, il suo insegnamento si svolse nell’Università di Torino. Fu preside per quasi trent’anni della Facoltà di Magistero.

Guido QuazzaNato nel 1922 a Genova, dove il padre Romolo si trovava temporaneamente quale professore di liceo, nel 1930 si trasferì a Torino con la famiglia, e a Torino compì gli studi universitari presso la Facoltà di Lettere. Ancora prima di laurearsi pubblicò lavori che per lo più si collocavano nella prospettiva politico-diplomatica adottata dal padre.

Partigiano combattente, si laureò con Francesco Lemmi nel 1945, a guerra finita. Dello stesso 1945 è Origine e aspetti della crisi contemporanea, un'opera fortemente segnata da quella tensione politica che lo indusse a militare nel Partito socialista di unità proletaria, poi nel Partito socialista dei lavoratori italiani che, nato nel 1947 dalla scissione di Palazzo Barberini, assunse di lì a poco il nome di Partito socialista democratico italiano. Lasciato lo Psdi nel 1951, si mosse da allora al di fuori di qualsiasi partito.

Dopo aver insegnato nella scuola media superiore e, come professore incaricato, nell'Università di Torino (1957-62, Facoltà di Giurisprudenza e Facoltà di Economia e commercio), nel 1962 divenne professore ordinario di Storia medievale e moderna. A un biennio di permanenza nella Scuola Normale Superiore di Pisa seguì nel 1964 il trasferimento alla Facoltà di Magistero di Torino, dove Quazza insegnò fino al termine della sua vita, e della quale fu preside per quasi trent'anni.

Durante la tumultuosa stagione apertasi nel 1967-68, si schierò risolutamente dalla parte della protesta studentesca e operaia, avventurandosi in una sperimentazione didattica che accoglieva e rielaborava le istanze del movimento studentesco (Piani di studio. Un'esperienza al Magistero di Torino, 1970). Nel 1972 incoraggiò e ispirò il gruppo di studiosi cui si deve la fondazione, a Torino, della "Rivista di storia contemporanea". Nello stesso anno assunse la presidenza, succedendo a Ferruccio Parri, dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, con sede a Milano. Il suo interesse per la storia contemporanea, già chiaramente emerso in precedenza, era ormai divenuto prevalente, e trovò cospicua espressione nel suggestivo e discusso volume Resistenza e storia d’Italia. Problemi e ipotesi di ricerca (1976).

Oltre alle opere citate in precedenza, meritano di essere ricordate: L’equilibrio italiano nella politica europea alla vigilia della guerra per la successione polacca (1944), ampio saggio che fu presentato come tesi di laurea nel 1945 e fu poi rifuso nel volume del 1965 indicato qui appresso; La lotta sociale nel Risorgimento. Classi e governi dalla Restaurazione all’Unità, 1815-1861 (1952), che più tardi l'autore sconfessò pubblicamente; Le riforme in Piemonte nella prima metà del Settecento (2 voll., 1957; ristampa anastatica 1992); L’industria laniera e cotoniera in Piemonte dal 1831 al 1861 (1960, con la data del 1961; si tratta probabilmente del libro più notevole nella produzione di Quazza); Il problema italiano e l’equilibrio europeo, 1720-1738 (1965); La Resistenza italiana: appunti e documenti (1966); La decadenza italiana nella storia europea. Saggi sul Sei-Settecento (1971); L’utopia di Quintino Sella. La politica della scienza (1992).

A cura di L. Guerci