Amedeo Peyron
Filologo classico e antichista, studioso di papirologia e di diritto antico, dal 1815 tenne la cattedra di Lingue orientali nell’Università torinese.
Amedeo Peyron nasce a Torino il 2 ottobre 1785, dove muore il 27 aprile 1870.
Discepolo di Tommaso Valperga di Caluso, dopo la laurea (1808) e l’ordinazione a sacerdote (1809) succede al maestro sulla cattedra di lingue orientali (1815). Socio dell'Accademia delle Scienze di Torino (di cui è tesoriere dal 1826); ricopre numerosi incarichi nel mondo culturale e politico sabaudo (docente dell’Ateneo, direttore della Biblioteca Universitaria e promotore del Museo Egizio; Rettore nel triennio 1826-1829; membro del Magistrato della Riforma, del Consiglio Superiore dell’Istruzione Pubblica e della Giunta di antichità e belle arti; senatore del Parlamento subalpino) fino al ritiro dalla vita pubblica e dalla docenza – ma non dagli studi - nel 1849.
Aperto alla lezione filologica di matrice germanica, con l’edizione dei frammenti di Empedocle e di Parmenide (Lipsia 1810) riconsegna all’Italia la prassi dell’edizione critica dei classici, emigrata oltr’Alpe dai tempi della Controriforma. La perizia di Peyron si conferma a livello europeo con la successiva edizione dei frammenti torinesi di palinsesti ciceroniani (Stuttgart-Tübingen 1824). Dello stesso anno è l’edizione dei frammenti del Codice Teodosiano da un palinsesto dell'XI sec. che costituisce un importante capitolo nella storia del diritto antico. I suoi lavori sui papiri greci del Museo Egizio di Torino (1826-1828) aprono nuove vie alla papirologia documentaria e alla conoscenza dell'Egitto tolemaico. Infine, intervallati a lavori di più stretta pertinenza orientalistica (un lessico e una grammatica della lingua copta, interventi sulla tradizione biblica e sull’Egitto) e a scritti di storia sabauda, si segnalano gli studi di storia greca che culminano nella traduzione ed esegesi di Tucidide: Della guerra del Peloponneso libri VIII, volgarizzati ed illustrati con note e appendici, I-II, Torino 1861).
Disincantato testimone della genesi dello stato unitario, osservatore attento e pessimista degli aspetti pedagogici dell'insegnamento (vd. Dell'istruzione secondaria in Piemonte, Torino 1851), l'abate Peyron non lascia scolari diretti, se si esclude il nipote Bernardino Peyron, 1828-1903, orientalista e bibliotecario dell'Ateneo torinese. Egli assiste in disparte al passaggio dall’erudizione tardo-umanistica al metodo filologico di derivazione tedesca di cui è comunque ispiratore e esempio, soprattutto con l’impulso dato alla politica di apertura ai dotti di Germania - come Barthold Georg Niebuhr, Friedrich Ritschl, Theodor Mommsen - messa in atto dall’Accademia delle Scienze di Torino.
A cura di Gian Franco Gianotti