William Whewell
Filosofo, una delle più importati e influenti figure intellettuali dell'Ottocento. Coniò per la prima volta il termine scienziato.
William Whewell (1794-1866) fu una delle figure più importanti e più influenti nel diciannovesimo secolo britannico.
Filosofo eclettico e di vaste conoscenze scientifiche, ha contribuito estesamente al sapere in numerose discipline: la meccanica, la mineralogia, la geologia, l’astronomia, l’economia politica, la teologia e l’architettura.
Le opere più note si occupano di filosofia della scienza, storia della scienza e filosofia morale.
Fu uno dei membri fondatori e poi presidente dell'Associazione britannica per l'avanzamento della scienza, membro della Società Reale, presidente della Società Geologica e per lungo tempo Master presso il Trinity College di Cambridge.
La sua influenza venne pubblicamente riconosciuta dagli scienziati principali dell’epoca, personaggi quali John Herschel, Charles Darwin, Charles Lyell e Michael Faraday, che si rivolsero frequentemente a Whewell per consigli filosofici, scientifici e per assistenza terminologica.
A Whewell si devono i termini anodo, catodo, e ione, che formulò in seguito a una richiesta di Faraday.
Su richiesta del poeta Coleridge nel 1833 coniò invece il termine inglese scientist, scienziato: prima di allora gli unici termini in uso erano filosofo naturale e uomo di scienza .
Whewell è più conosciuto oggi per i suoi voluminosi lavori sulla storia e sulla filosofia della scienza. La sua epistemologia venne attaccata da John Stuart Mill nel System of Logic , in un dibattito interessante e fruttuoso sulla natura del ragionamento induttivo nella scienza. È nel contesto di questo dibattito che la filosofia di Whewell venne riscoperta nel ventesimo secolo dai critici del positivismo logico.
Il filosofo è anche ricordato come leader carismatico (e per anni incontrastato) degli scettici sulla teoria della pluralità dei mondi abitati. Nel suo importante Of the Plurality of Worlds. An Essay del 1853 controbatte con argomenti logici e scientifici all’imperante retorica dell’abbondanza di pianeti simil-terrestri, nella più classica tradizione dell’empirismo britannico.
A cura di Stefano Sandrelli