Percival Lowell

(
1855
-
1916
)
Letto finora

Percival Lowell

Tra scienza e fantascienza, il più grande osservatore del Pianeta Rosso.

Percival LowellA Percival Lowell piaceva l'astronomia. Iniziò ad amarla fin da piccolo, sebbene la strada che lo avrebbe portato a essere uno degli astronomi più affascinanti e controversi di fine Ottocento avrà un percorso piuttosto anomalo.
Un percorso illuminato dalla rossa luce di Marte al quale l'astronomo dedicò gran parte della sua vita di osservatore di astri e dal quale ricaverà una fama che dura ancora oggi, accanto a quella dell'immortale Giovanni Schiaparelli.

Percival Lowell nacque nel 1855 da una ricca e agiata famiglia borghese di Boston.
I Lowell discendenti degli antichi coloni del Massachusetts, avevano creato un solida fortuna nel settore tessile, e nelle aziende di famiglia Percival iniziò la sua gavetta. Sebbene amasse l'astronomia decise di studiare matematica ad Harvard, dove ne uscì con la laurea in tasca nel 1876.

Il giovane Percivall era un ragazzo decisamente brillante, proiettato verso una sicura e soddisfacente carriera; tuttavia non esitò a rifiutare una prestigiosa docenza nella stessa università che lo aveva laureato per entrare nell'azienda di famiglia. Ma durò poco.
L'irrequietezza è prerogativa dei giovani e Percival ne aveva da vendere; quella vita da agiato industriale dei tessuti non faceva per lui e allora decise di partire.
Se ne andò lontano, verso l'Asia. Partì come studioso e finì per collaborare a redigere la nuova costituzione del Giappone.

Mentre Lowell girovagava in Asia, nel Vecchio e nel Nuovo continente stava lentamente diffondendosi quella che entro pochi anni sarebbe divenuta una febbre, un'epidemia di proporzioni storiche: la febbre marziana.
La storia è nota. Nel 1877 Giovanni Virginio Schiaparelli iniziò le sue osservazioni sul pianeta Marte; osservazioni nate quasi per caso per testare l'efficienza del telescopio dell'Osservatorio di Brera ma che diedero inizio a uno dei fenomeni di massa più interessati della storia. I risultati di quelle osservazioni furono lette da Schiaparelli nelle sale dell'Accademia dei Lincei che ne pubblicò la memoria nella sua serie di Atti nel 1878.
A quella ne seguirono altre sei, pubblicate nella stessa prestigiosa collana tra il 1878 e il 1910.

Dopo il 1890 Schiaparelli scrisse anche tre articoli di carattere divulgativo apparsi sulla rivista Natura e Arte e indirizzati a un pubblico più vasto.
Quegli articoli ebbero un enorme successo ed ebbero diffusione internazionale. E' in questa storia che, di ritorno dai suoi viaggi asiatici, irruppe da par suo Lowell. Una maldestra traduzione in inglese di canali in canals , che sottintende un'opera artificiale e non della natura, invece di channels avrebbe poi fatto il resto.

Nel 1890, Lowell decise, infatti, di tornare negli Stati Uniti e di rispolverare il suo antico e mai spento amore per l'astronomia.
Quale migliore occasione di questa, ora che si sentiva tanto parlare di Marte.
Si mise in contatto con la sua vecchia università di Harvard alla quale avanzò il progetto di costruire un grande osservatorio in vista della grande opposizione di Marte nel 1894.
L'accordo non fu trovato ma questo non scoraggiò Lowell che attingendo dal suo cospicuo conto in banca decise di erigere l'osservatorio totalmente a sue spese.
Convinto che l'Arizona fosse un luogo ideale per costruire un occhio puntato sul cielo, chiese aiuto agli astronomi Harvard William H. Pickering e Andreiw Douglas perché lo coadiuvassero nel suo progetto.

Quattro anni dopo, nel maggio del 1894, presso Flagstaff, a duemila metri di altezza, l'osservatorio Lowell entrò ufficialmente in funzione compiendo le prime osservazioni marziane.
Rapito dalla rossa luce del pianeta, Lowell di osservazioni ne compirà moltissime, dichiarando fin da subito di scorgere un indistinto reticolo di canali sulla superficie del pianeta.
Ne cartografò ben 184, il doppio di quelli di Schiaparelli che, intanto, aveva pubblicato i suoi articoli divulgativi sulla rivista Natura e Arte .

Un anno dopo i due grandi osservatori di Marte ebbero modo di conoscersi di persona.
Durante un suo viaggio in Europa tra il 1895 e il 1896, Lowell incontrò Schiaparelli, cher Maitre Martien, a Milano dove discussero a proposito dell'ultimo articolo scritto da Schiaparelli La vita sul pianeta Marte.
Se l'astronomo italiano ebbe un grande successo con i suoi scritti, di certo Lowell fu un maestro indiscusso nell'arte di divulgare le sue sensazionali scoperte con risultati eclatanti. L'euforia marziana esplose in tutto il suo fragore.

Gli scritti di Lowell entusiasmarono l'opinione pubblica; i canals di Marte divennero famosissimi così come i loro ipotetici, ma assai probabili a sentire Lowell e sostenitori, costruttori.
Pubblicò le sue mappe su un libro che intitolò semplicemente Mars , e scrisse una serie di articoli per riviste popolari come Atlantic Monthtly e Popular Astronomy convincendo molti scienziati della bontà delle sue affermazioni.
"Il fatto che Marte sia abitato da esseri di qualche sorta è da considerarsi certo, così come è incerta la natura di questi esseri."

Se Lowell poteva contare anche sull'appoggio di grandi astronomi, come il grande Camille Flammarion che già dopo i primi articoli di Schiaparelli aveva sostenuto l'esistenza di marziani in grado di volare causa modesta forza di gravità del pianeta, iniziò a farsi sempre più consistente la schiera degli oppositori alle teorie marziane.
L'autorevole Astrophisical Journal rifiutò di pubblicare i pezzi di Lowell e il partito dei detrattori mise a segno alcuni colpi che minarono irrimediabilmente le certezze degli assertori della vita su Marte.
Nel 1907 Alfred Russel Wallance, noto per essere uno degli scopritori della selezione naturale come principio evolutivo, fu invitato a scrivere una recensione sul uno dei libri di Lowell che, giusto un anno prima aveva pubblicato Mars and its Canals.

Ebbene ne venne fuori un libro a sua volta. Quella che doveva essere una recensione si trasformò in una attenta e precisa critica distruttiva nei confronti di quelle strampalate idee. Con metodo scientifico Wallance portò a termine una analisi fisica del pianeta che ribaltava completamente le idee di Lowell. Fu un duro colpo.
Ma che non spostò di una virgola l'euforia per Marte i marziani e i canali.

Era il tempo, più vivo che mai, della Guerra dei Mondi di H.G. Wells e di psicologi che scrivevano libri su donne rapite da marziani; era l'epoca dei concorsi "Dimostra l'esistenza della vita sui pianeti, postilla, tranne su Marte perché lì è troppo facile" e di Cosmopolitan che in prima di copertina pubblicava l'immagine di improbabili marziani. Poi, dopo alcuni anni sarebbe arrivato un certo Edgar Rice Burroughs e la storia sarebbe continuata.
Lowell, insomma, che aveva dovuto incassare una seria critica alle sue visioni riuscì a conquistare il cuore e la mente della gente.
Nonostante possa apparire oggi un visionario o, peggio, un ciarlatano da strapazzo, è fuor di dubbio la correttezza e la buona fede del personaggio fermamente convinto che Marte fosse abitato da esseri intelligenti.

Ma non solo. Lowell era un vero astronomo. A suo favore va ricordato come egli condusse osservazioni e calcoli matematici sulle irregolarità dell'orbita di Urano in base ai quali suggerì l'esistenza di un pianeta sconosciuto orbitante oltre Nettuno calcolandone la posizione (1915). Fu, poi, maestro di Earl C. Slipher il grande astronomo che durante tutte le sue osservazioni che raccoglierà qualcosa come centomila immagini del pianeta.
Fu tale il lavoro di Slipher che l'aeronautica degli Stati Uniti, alla fine degli anni Cinquanta, utilizzerà il suo planisfero marziano per progettare la futura conquista del pianeta. La cartina utilizzata dagli Stati Uniti basata sul lavoro di Slipher conteneva ancora i famosi canali così appassionatamente descritti da Lowell.

Lowell morì il 12 novembre 1916 nella sua Flagstaff.
Quattordici anni dopo la morte del più grande osservatore del Pianeta Rosso C. Tombaught scoprì Plutone. Proprio lì dove Percival Lowell lo aveva indicato.

A cura di Paolo Magionami