Maria Gaetana Agnesi
Matematica, scrisse il manuale Istituzioni analitiche, il suo nome è anche legato a una particolare curva geometrica.
Maria Gaetana Agnesi fu una figura di spicco nell'Italia settecentesca, prima per il suo grande talento matematico e successivamente per l'impegno e la devozione con cui si dedicò alle opere caritatevoli.
Nata a Milano da una famiglia nobile, Maria Gaetana Agnesi mostrò ben presto di possedere una straordinaria intelligenza e una particolare propensione per le lingue straniere e per la matematica. Queste doti vennero riconosciute e incoraggiate dal padre, docente di matematica presso l'Università di Bologna, che la fece studiare privatamente con illustri precettori e ne fece quasi un'attrazione per il proprio salotto.
A diciassette anni Maria Gaetana scrisse il suo primo saggio, un commentario sull'analisi delle sezioni coniche del matematico francese de L'Hôpital, e, qualche anno dopo, pubblicò una raccolta di saggi di filosofia, matematica e fisica, le Propositiones philosophicae, nelle quali toccava anche la questione dell'istruzione femminile.
Il suo lavoro più importante fu Istituzioni Analitiche, un testo pensato come manuale di studio che trattava in maniera chiara e concisa le diverse aree della matematica: l'algebra, la geometria e i neonati calcolo differenziale e integrale. Era il primo lavoro sistematico di questo genere ed ottenne un notevole successo, non solo per la chiarezza e l'originalità di molte argomentazioni, ma anche poiché aggiornava le teorie seicentesche con le nuove teorie elaborate nel XVIII secolo. Esso inoltre conteneva nuovi procedimenti per la risoluzione delle equazioni differenziali.
Il nome della Agnesi è anche legato a una particolare curva geometrica detta, appunto, "versiera di Agnesi".
Nel 1750 venne nominata docente di matematica presso l'Università di Bologna ma due anni più tardi, alla morte del padre, si ritirò completamente dalla vita pubblica per dedicarsi alla cura dei poveri e dei malati e allo studio delle Sacre Scritture. Fondò a Milano il Pio Albergo Trivulzio, un ospizio che diresse fino alla morte.
A cura di Federica Pozzi