Lidia Poët
Prima donna iscritta alla facoltà di Giurisprudenza di Torino, prima ad entrare nell'Ordine degli Avvocati in Italia, si è battuta per il il voto e i diritti delle donne e dei minori
Nota per essere stata la prima donna iscritta all'Albo degli Avvocati in Italia, non ha potuto esercitare la sua professione, a causa di una cultura retrograda e patriarcale. Vediamo com'è andata e come Lidia abbia comunque continuato a impegnarsi per sostenere i suoi ideali.
La sua battaglia e la sua determinazione sono stati tasselli importanti nella lotta all'emancipazione femminile: grazie al suo coraggio, la professione di avvocato, per tanto tempo negata alle donne, nel 1919 è diventata realtà
Nasce il 26 agosto 1855, in una famiglia valdese colta e benestante, a Traverse di Perrero (TO), un piccolo paese montano della val Germanasca
Ultima di quattro fratelli e tre sorelle, a 17 anni, orfana di padre, Lidia è favorita dalla mentalità aperta della madre che le permette di seguire la sua strada: superato l'esame di licenza liceale a Pinerolo, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Torino, sfidando le tradizioni dell'epoca e i pregiudizi.
Nel 1878 è la prima donna ad essere iscritta a Torino alla facoltà di Giurisprudenza, dove si laurea a pieni voti nel 1881, con una tesi sulla condizione della donna nella società, in particolare sulle problematiche legate al diritto di voto alle donne. Ha 26 anni, intelligenza e coraggio ed è determinata ad arrivare dove nessun'altra donna è ancora mai riuscita: diventare avvocata.
Così, finito il praticantato e superato brillantemente l'esame di abilitazione alla professione forense, chiede l'iscrizione all'Ordine degli Avvocati e Procuratori di Torino. È la prima volta nella storia del Regno d'Italia che una donna chiede l'iscrizione all'Albo degli avvocati, e l'Ordine di Torino con una decisione coraggiosa e storica, accoglie la sua domanda.
Non mancano polemiche e censure in tutta Italia e anche all'estero e , dopo le dimissioni dall'Ordine per protesta, dei Consiglieri che si erano opposti alla decisione, Il Procuratore Generale del Re impugna l'iscrizione della Poët davanti alla Corte d'Appello di Torino.
Nonostante le repliche e gli esempi di donne avvocate in altre nazioni, come Clara Shortridge Foltz negli Stati Uniti, nel 1883 la Corte accoglie la richiesta del procuratore e revoca l'iscrizione della Poët all'Albo degli avvocati.
Poët presenta ricorso alla Corte di Cassazione, che conferma la decisione della Corte d'Appello. Le motivazioni di entrambe le Corti, si basano su pregiudizi e stereotipi nei confronti delle donne, confinate in ambiti poco influenti della società.
Non esistendo, anche all'epoca, valide argomentazioni giuridiche per opporsi all'iscrizione di una donna all'Albo Forense, la Corte d'Appello sostiene che la professione forense è da considerarsi un ufficio pubblico e quindi vietato alle donne.
Pur non potendo esercitare la sua professione a pieno titolo, Lidia Poët collabora nello studio legale del fratello Enrico e diventa attiva soprattutto nella difesa dei diritti dei minori, dei detenuti e delle donne e sostiene la causa del suffragio femminile. Viaggia in tutta Europa spendendosi per sostenere gli ideali in cui crede, mostrando di avere idee originali e innovative.
Partecipa attivamente al Segretariato del Congresso Penitenziario Internazionale e al Consiglio Internazionale delle donne; il Governo francese la nomina Officier d'Académie e riceve una medaglia d'argento per il suo impegno nella Croce Rossa durante la prima guerra mondiale.
Al termine della prima guerra mondiale, la Legge n. 1179/1919 nota come legge Sacchi, abolisce l'autorizzazione maritale e autorizza le donne ad entrare nei pubblici uffici, tranne che nella magistratura, nella politica e in tutti i ruoli militari. È una grande vittoria per tutte le donne d'Italia.
Lidia Poët nel 1920, all'età di 65 anni entra quindi finalmente nell'Ordine, divenendo ufficialmente avvocata.
Due anni dopo, nel 1922, è presidente del Comitato pro voto donne, ottenuto nel 1945, quattro anni prima della sua morte.
Si spegne a 94 anni a Diano Marina nel 1949. Viene sepolta nel cimitero di San Martino (Perrero), in Val Germanasca dove una lapide la ricorda come "prima avvocatessa d'Italia".
Nel 2021 Poët è stata omaggiata di un cippo commemorativo nei giardini di Palazzo di Giustizia, di Torino, un gesto simbolico importante che ricorda alle nuove generazioni quanta strada è stata fatta grazie all'impegno e al coraggio di donne come lei.
FONTI
Risorse on line
- Sito Ordine Avocati Torino
- Sito Cassaforense
- Sito Atlante di Torino
- Sito UniTO
- Sito Comune di Torino
- Sito Studi Valdesi
- Sito Massime dal passato
- Logiche giuridiche dell'esclusione: sui diritti al femminile tra Otto e Novecento Giappichelli editore
Risorse bibliografiche
- C. Bounous, La toga negata: da Lidia Poët all'attuale realtà torinese. Il cammino delle donne nelle professioni giuridiche, Pinerolo, Alzani, 1997
- I. Alesso, IL QUINTO STATO: Storie di donne, leggi e conquiste. Dalla tutela alla democrazia paritaria, Milano, FrancoAngeli, 2012
- I. Iannuzzi, Pasquale Tammaro, Lidia Poët. La prima avvocata, Collana: Massime dal Passato, 2022