Italo Calvino

(
1923
-
1985
)
Letto finora

Italo Calvino

Scrittore e partigiano, uno dei più importanti del secondo Novecento grazie alla sua narrativa fantascientifica tra realtà e fiaba.

Italo CalvinoRappresenta una delle figure più complesse nel panorama culturale italiano del secondo dopoguerra.

Nacque a Cuba, a Santiago di Las Vegas, nel 1923. Nel 1925 si trasferì a San Remo dove visse l'infanzia e l'adolescenza. La famiglia lo educò all'interesse per la scienza (il padre era astronomo e la madre naturalista). Partecipò giovanissimo alla Resistenza in Liguria. S'iscrisse dopo la liberazione al Partito Comunista, da cui uscì dopo i fatti d'Ungheria del '56, pur mantenendosi uomo di sinistra.Si laureò in lettere a Torino, dove entrò in rapporto con Vittorini e Pavese.

Il suo primo prodotto narrativo è Il sentiero dei nidi di ragno (1947), un romanzo breve in cui l'evocazione della Resistenza è condotta in maniera ilare e spregiudicata.
E' del '49 la raccolta di novelle Ultimo viene il corvo , in cui permane la presenza simultanea di un clima realistico e di un alone fantastico.

Il racconto Il visconte dimezzato del 1952 è un fiabesco apologo di un nobile che, tagliato a metà da una palla di cannone durante una guerra contro i Turchi, continua a vivere così, diviso in due parti, quella buona e quella cattiva, che rappresentano bene e male, speranza e realtà, che entrano in conflitto fra loro, finché l'unità non è ricostituita da un chirurgo.

Accanto all'attività letteraria, Calvino esplica attività editoriale alla Casa Editrice Einaudi di Torino. Sul piano della creazione letteraria, seguono altre raccolte di racconti ( L'entrata in guerra , del 1954), o racconti pubblicati separatamente (La formica argentina , 1957; La nuvola di smog, 1958). Il barone rampante del 1957 è la storia di un nobile francese che abbandona la casa e si rifugia a vivere su un albero, dove conduce una vita attiva, suscitando una sommossa durante la Rivoluzione Francese. Dopo un colloquio con Napoleone, il barone cerca la morte aggrappandosi ad una mongolfiera e lasciandosi precipitare nel mare. Il racconto è l'allegoria di un uomo che tenta di conoscere il mondo dall'alto, rimanendo estraneo alle convenzioni e alle regole. Il cavaliere inesistente è del 1959: narra di un cavaliere, paladino di Carlo Magno, che è solo armatura senza corpo, e si muove sullo sfondo degli eroismi, degli intrighi e degli amori del variopinto esercito carolingio, con ardite contaminazioni culturali. E' simbolo del fallimento di chi cerca di misurarsi con il mondo solo con la ragione.

L'interesse di Calvino per la fiaba (o "favola culturale") è totale: già nel '56 aveva scritto una raccolta di Fiabe italiane, tratte dai repertori regionali e dialettali. Nel '60, periodo in cui Calvino è vicino a Vittorini nella direzione e nella redazione di Il Menabò, le tre " favole" (Il cavaliere inesistente, Il visconte dimezzato, Il barone rampante) furono riunite in un unico volume dal titolo I nostri antenati. Nel '63 esce il racconto La giornata di uno scrutatore.

Nel 1964 Calvino si trasferì a Parigi, dove coltivò interessi scientifici, epistemologici e antropologici. Con i racconti Cosmicomiche (1965) e Ti con zero (1968), egli entra nel filone della narrativa fantascientifica, disponendo le sue trovate paradossali, anche se scientificamente non peregrine, su un piano di lucida ed umana ironia, utilizzando le prospettive offerte dalla scienza e le suggestioni derivanti dalla fantascienza. Lo stile, che nelle Cosmicomiche è sospeso come di consueto fra precisione razionale e umorismo, suggerisce perfettamente il senso di ammirato stupore di chi assiste allo straordinario miracolo dell'evoluzione della vita dell'universo, che in Ti con zero si cristallizza e si adegua ai procedimenti logici della scienza e delle dimostrazioni matematiche.

Nel 1980 si trasferì, poi, a Roma dopo la pubblicazione del romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979. Con Palomar, prose autobiografiche raccolte nel 1983, Calvino continuò ad osservare il mondo nei suoi fatti minimi, ma essenziali. Nel 1984 pubblicò la raccolta di prose Collezione di sabbia. Atteso negli Stati Uniti per alcune conferenze nell'università Harvard, per cui aveva espressamente preparato Lezioni americane (1988, postumo), morì prima della partecipazione.

Sembra immediato aggregare la produzione narrativa di Calvino intorno a due filoni distinti: quello dei racconti ancorati ai temi d'impegno civile e quello dei racconti di pura fantasia. Questa partizione però rischierebbe di non rendere minimamente ragione della continuità dell'impegno narrativo di Calvino e dell'unicità della sua esperienza. In realtà fra i due supposti poli si verifica un'integrazione costante,e non soltanto cronologica.

Egli si dedicò all'apparente evasione della "favola" capace di affrontare i più scottanti temi della realtà, contro una volontà nel clima plumbeo e opaco dominato sul piano internazionale dalla guerra fredda e sul piano interno dal centrismo degasperiano.Come scrisse: "Ed ecco che scrivendo una completamente fantastica (...) non accettavo passivamente la realtà negativa ma riuscivo a riimmettervi il movimento, la spacconeria, la crudezza, l'economia di stile, l'ottimismo spietato che erano stati della letteratura della Resistenza".

Da questa testimonianza deriva la necessità di considerare gli sviluppi della narrativa di Calvino non su due piani autonomi e artificiosamente separati, ma come un itinerario costantemente in progresso, le cui varie tappe ubbidiscono nella sostanza al pieno, felice intersecarsi di istanze stilistico narrative (in un arco che dall'epica va alla leggenda, e quindi la risolve in pura invenzione favolistica) e di istanze morali, come fiducia "in una letteratura che sia presenza attiva nella storia, in una letteratura come educazione".

Nella narrativa fantascientifica armonizza un passato remoto, solo congetturabile, che si veste di spoglie concrete ed umane e si anima di figurazioni casalinghe e "comiche", in un corposo irrompere d'atteggiamenti, movenze, frenesie: una serie d'apologhi (se non di parabole) attraverso cui una realtà così volutamente estraniata si riappropria dei suoi sapori quotidiani.

La vita di Calvino appare aperta alle soluzioni più spregiudicate, più imprevedibili.
Pochi scrittori contemporanei italiani hanno, come Calvino, saputo lucidamente perseguire e concretamente realizzare, una così persuasiva distanza dal naturalismo, pur salvando un progetto narrativo fondato sulla presa di coscienza del reale, nel totale rifiuto verso "la psicologia, l'interiorità, gli interni, la famiglia, il costume, la società (specie se buona società)".

A cura di Rosa Maria Mistretta