Giovanni Stefano Bonacossa

(
1804
-
1878
)
Letto finora

Giovanni Stefano Bonacossa

Il medico Bonacossa è uno dei fondatori dell’Accademia di Medicina di Torino ed è autore di numerosi studi sulle malattie mentali.

Nato a Casalgrasso nel 1804, Bonacossa si laureò in medicina a Torino e fin dal 1828 si dedicò allo studio e alla cura degli alienati mentali, frequentando il manicomio dapprima come medico aggiunto, poi come ordinario e infine come Primario. Divenne dottore collegiato per le malattie mentali e professore di Clinica delle Malattie Mentali dal 1851. Fu uno dei fondatori dell'Accademia di Medicina. Si dimise spontaneamente nel 1874, al raggiungimento del 70° anno di età.

Nella sua disciplina ebbe idee nuove, studiando l'influenza delle condizioni organiche, ma anche dell'ambiente, sulla genesi della pazzia. Può essere considerato il fondatore della Clinica delle Malattie Mentali a Torino, ma ebbe ampia risonanza anche nel resto d'Italia. Ritenne che alla base delle varie forme di pazzia stesse lo sbilanciamento di un equilibrio fra tre stati fondamentali e cioè quello di eccitazione, quello di depressione e quello di turbamento delle funzioni encefalitiche.

Nella direzione del Manicomio gli successe l'allievo Michelangelo Porporati, che col suo consenso aveva iniziato a Collegno una sperimentazione, con la quale gli alienati vivevano e lavoravano insieme in comunità, godendo di autonomia.

Tra le opere meritano segnalazione oltre alla Lezione proemiale al corso universitario di Malattie mentali tenuta il 10 dicembre 1850 (ed. Stamperia Marietti, 1850), la Relazione sullo stato dei mentecatti e degli ospedali per medesimi in varie parti d'Europa (1840), Osservazioni sulla proposizione di legge del medico collegiale B. Bertini (1849), Il manicomio e l'ospizio di carità (1956), Della necessità di scuole di medicina psicologica teorico-pratica (1862), Quesiti sulla procedura di alcuni casi di perizia medico legale riflettente lo stato mentale in persone accusate dinanzi alle Corti di Assise (1863).

A cura di M.U. Dianziani