Francesco Vercelli
Fisico e matematico, considerato tra i massimi esponenti dell'oceanografia e della meteorologia italiane dell'epoca.
Nasce a Vinchio d’Asti da una famiglia modesta. Si laurea a Torino nel 1908 in fisica e l’anno successivo in matematica.
Su indicazioni del matematico Vito Volterra studia le variazioni del livello del lago di Garda (le sesse) e la distribuzione della temperatura nei laghi e nelle rocce. Da questi studi nasce l’idea di applicare i metodi di analisi utilizzati per i sistemi armonici alle oscillazioni dei fenomeni meteorologici. Durante la prima guerra mondiale, arruolato come ufficiale addetto al servizio meteorologico, sfrutta questi studi per ottenere delle previsioni affidabili. Anche se i risultati spesso non sono all’altezza delle aspettative, si tratta comunque di tecniche all’avanguardia per l’epoca in un campo, quello della meteorologia, ancora privo di solide basi scientifiche.
Dopo la guerra viene nominato direttore dell’Osservatorio Geofisico di Trieste, dove applica le sue ricerche anche al campo dell’oceanografia. Negli anni ’20 organizza spedizioni per studiare la periodicità delle maree nello stretto di Messina e nel Mar Rosso, allora di interesse strategico nazionale.
Si occupa anche della trasmissione della radiazione solare nell’acqua e collabora alla realizzazione di prospezioni geofisiche e petrolifere. Nel 1939, per velocizzare i suoi calcoli sui sistemi oscillanti, realizza un “analizzatore elettromeccanico”, uno dei primi esempi di macchina da calcolo destinata ad uso scientifico.
La sua attenzione per l’insegnamento e la sua chiarezza espositiva sono evidenziate nei due volumi “L’aria” e “Il mare, i laghi ed i ghiacciai”, destinati ad un vasto pubblico. Si interessa anche di letteratura tanto da scrivere uno studio sulle scienze fisiche e matematiche nell’opera di Dante. Nel 1944 si salva miracolosamente dal crollo dell’Istituto Geofisico di Trieste a seguito di un bombardamento. Dopo essersi rimesso, ottiene la rapida ricostruzione dell’Istituto e contribuisce alla fondazione della facoltà di Ingegneria dell’Università triestina.
Muore a Camerano Casasco (AT) nel 1952.
Può essere considerato uno dei più brillanti geofisici italiani, in particolare nei campi della meteorologia e dell’oceanografia.
A cura di Paola Cuneo