Ardito Desio
Esploratore, geografo e geologo, diresse la spedizione italiana che raggiunse per la prima volta la vetta del K2.
"Questa vita girovaga mezzo alpinistica e mezzo marinara esercita su di me un'attrazione grandissima. Mi pare che se per tutta la mia vita dovessi girare il mondo studiando e lavorando anche a costo delle più gravi privazioni e dei più aspri sacrifici sarei l'uomo felice" (da una lettera di Ardito Desio a Giotto Dainelli).
Ardito Desio, geologo, geografo ed eploratore, ha percorso una carriera lunga oltre 80 anni, affrontando sempre con estrema disinvoltura i disagi, spesso notevoli, legati ad ambienti estremi ed ostili, dal caldo torrido del deserto sahariano al gelo del Karakorum e dell'Antartide, spinto dalla sua sete di conoscenza e sostenuto da un inguaribile ottimismo nei confronti della vita.
Personaggio eclettico e spirito avventuroso, ebbe molteplici interessi che spaziavano dalla paleontologia alla geologia, dalla geografia umana all'alpinismo come ricerca dei limiti umani: lo dimostrano le numerosissime pubblicazioni, sia di taglio scientifico (Trattato di geologia applicato all'ingegneria, 1949; Geologia dell'Italia, 1973) sia di rievocazione autobiografica (La spedizione geografica italiana al Karakorum, 1929; Le vie della seta, 1950; La conquista del K2).
La giovinezza
Ardito Desio nacque a Palmanova, in Friuli, il 18 aprile del 1897. Dopo una prima, avventurosa "scalata", durante i suoi giochi di bambino, sui bastioni delle mura di Palmanova, fu durante gli anni del liceo che Desio scoprì la passione per la montagna, passione che lo portò a scalare, molto precocemente, quasi tutti i monti delle Alpi Orientali. Già in questi anni dell'adolescenza emerse evidente nel suo carattere quella sorta di "conflitto" tra sentimenti forti e contrastanti che lo accompagnerà per tutta la vita: da un lato l'amore per la disciplina e il rispetto per l'autorità, dall'altro un insaziabile spirito di avventura e il piacere per la trasgressione.
Fu proprio questo strano miscuglio di senso del dovere e piacere dell'avventura a spingerlo nella primavera del 1915 ad arruolarsi come volontario ciclista, all'insaputa della sua famiglia, e a partecipare agli eventi bellici di quel primo anno di guerra sul fronte orientale. Più tardi, dopo un breve ritorno alla vita civile di cui approfittò per conseguire la maturità liceale e per iscriversi alla Facoltà di Scienze dell'Università di Firenze, Desio entrò come ufficiale di complemento nel corpo degli Alpini ed partecipò a numerose operazioni di guerra finché, nel novembre del 1917, cadde prigioniero. La prigionia durò quasi un anno, prima nel campo di Wegscheid presso Linz, in Austria, poi a Plan, in Boemia. Ma la forzata immobilità si tramutò per Desio in un'occasione di studio: in quei lunghi mesi, infatti, imparò il tedesco leggendo libri di geologia e paletnologia che in qualche modo si era procurato. Conclusasi la triste esperienza della guerra, Desio poté riprendere i suoi studi universitari a Firenze, dove incontrò per la prima volta Italo Balbo, futuro governatore della Libia, allora studente di Scienze Sociali.
Nell'ambiente accademico fiorentino, Desio ebbe modo di conoscere alcuni personaggi che influirono molto nella sua formazione scientifica e umana. Innanzi tutto Carlo De Stefani, allora il più illustre docente di geologia e direttore dell'Istituto; quindi il geografo Olinto Marinelli al quale lo univano le comuni radici friulane e, infine, Giotto Dainelli, all'epoca professore di geografia a Pisa, con cui stabilì una stretta amicizia. Insieme ai suoi amici, Desio si laureò col massimo dei voti il 27 luglio del 1920 e, dopo circa un anno, prese servizio all'Istituto di Geologia di Firenze.
I primi viaggi
Nel settembre del 1922 Desio effettuò il suo primo viaggio visitando le isole del Dodecaneso, allora sotto il dominio italiano. Lo studio delle isole dell'Egeo venne completato solo due anni dopo quando Desio poté riprendere le sue peregrinazioni tra le isole. Fu in questa seconda occasione che incontrò per la prima volta Aimone di Savoia Aosta, Duca di Spoleto, all'epoca comandante della torpediniera "Cassiopea", con cui dovrà condividere qualche anno dopo altre avventurose esperienze. Divenuto conservatore nella sezione geologica del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e, contemporaneamente, assistente alla cattedra di geologia del Politecnico, Desio decise nel 1925 di trasferirsi definitivamente nel capoluogo lombardo. Fu allora che ebbero inizio, per incarico del Comitato Glaciologico Italiano, le sue ricerche sui ghiacciai dell'Ortles Cevedale, che si protrassero poi fino agli anni Sessanta e oltre. Nel settembre del 1926, per incarico della Società Geografica Italiana, Desio effettuò il suo primo viaggio in Africa. La meta era un'oasi del deserto libico, Giarabub, da poco conquistata dalle truppe italiane. Desio si spinse al seguito delle carovane militari in mezzo alle dune dell'"ergh" (deserto sabbioso) prima e del "serir" (deserto ciottoloso) dopo, rilevando gli aspetti morfologici del territorio e raccogliendo ovunque esemplari di rocce.
Il Karakorum
Nel 1929 la città di Milano, per celebrare il decennale della vittoria dell'Italia a Vittorio Veneto nel 1918, finanziò una spedizione al Karakorum. Lo scopo consisteva nel tentare la scalata del K2, la seconda cima al mondo per altezza, sulle orme di una precedente spedizione italiana, guidata da Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, nel 1909; inoltre erano previsti una serie di rilievi scientifici. A causa delle polemiche sorte in seguito al drammatico epilogo della spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia, il programma della spedizione al Karakorum venne poi drasticamente ridotto. Per evitare rischi, e quindi polemiche, venne infatti cancellata la meta alpinistica e la scalata al K2 rimase da allora in poi nei sogni e nei programmi di Desio. Rendendosi spesso indipendente dal grosso della carovana, Desio esplorò numerose valli del Karakorum. Se dal punto di vista strettamente alpinistico si erano compiute delle grosse rinunce, dal punto di vista scientifico il bilancio della spedizione fu alla fine largamente positivo.
Il Sahara
Nell'estate del 1931 Desio tornò in Africa. Tra difficoltà ambientali e i pericoli legati alla resistenza senussita, la spedizione in quattro mesi percorse circa 4000 chilometri, 3000 dei quali con cammelli o a piedi, riportando in Italia cinque casse di materiali litologici e paleontologici, numerosi esemplari zoologici e botanici e molte fotografie relative al paesaggio e agli abitanti. Tornato dall'Africa, molti cambiamenti attendevano Desio: in campo accademico, la cattedra di geologia dell'Università di Milano, quale vincitore di concorso; nella vita privata, le nozze con Aurelia Bevilacqua nel gennaio del 1932. Ma né gli impegni accademici né le responsabilità familiari riuscirono a fermarlo troppo a lungo. Fatta eccezione per una piccola spedizione alla catena dei Monti Zagros, in Iran, nel 1933, fu soprattutto la Libia ad assorbire le sue energie di studioso e di esploratore. Nel 1932, Desio si recò ancora nel Sahara libico, per studiare gli aspetti geologici e antropici del Tibesti nord-orientale. Quella di Desio fu la prima di sette missioni inviate in Africa, nel Fezzan e alle oasi di Ghat, dalla Società Geografica Italiana tra il 1932 e il 1935, con lo scopo di acquisire una conoscenza tecnico-scientifica di quei territori appena riconquistati dall'Italia. I viaggi di Desio in Libia presero ben presto un ritmo regolare. Ogni estate, durante le vacanze accademiche, impegni di vario genere lo portavano in terra africana, così la sua conoscenza di quel territorio, soprattutto sotto l'aspetto geologico, andava approfondendosi sempre più. Le ricerche portarono Desio sia alla compilazione della prima carta geologica della Libia, sia alla scoperta di importanti falde acquifere nei pressi di Misurata e nella Gefara occidentale, essenziali ai progetti di colonizzazione agricola del governo libico. I viaggi in Libia continuarono anche dopo la seconda guerra mondiale, quando Desio continuò la ricerca di acqua nel sottosuolo per il governo libico e affiancò, come consulente, alcune compagnie petrolifere americane. Anche se Desio conserva ancora gelosamente una bottiglia di petrolio grezzo estratto in Libia nel lontano 1938, fu solo nel 1959, quando le ricerche erano ormai interdette agli italiani, che a Zelten venne individuato dalla Esso Standard il primo grande giacimento di petrolio libico.
Una parentesi in Etiopia
Tra il 1937 e il 1938, si aprì una parentesi nell'avventura libica di Desio grazie a una società specializzata nel campo della ricerca mineraria che gli propose un viaggio nell'ovest dell'Etiopia come consulente in campo geologico. Gli obiettivi della ricerca erano in particolare i metalli preziosi: oro e platino. Fu una spedizione avventurosa, in cui ci furono anche delle vittime a causa di scontri a fuoco con gli "sciftà", gli uomini della resistenza etiopica. Fu uno strumento di lavoro, il contenitore delle carte geografiche, a salvare la vita a Desio fermando la pallottola a lui destinata.
Il K2
La seconda guerra mondiale interruppe per qualche anno i viaggi e le spedizioni di Desio, ma non poté fermare la sua febbrile attività intellettuale né tanto meno porre fine ai suoi sogni. Tra questi il più ricorrente era quello legato alla spedizione italiana del 1929 al Karakorum: la scalata del K2. Fu solo nel 1954 che questo sogno trovò il modo di concretizzarsi. Nel 1953 Desio effettuò una escursione preliminare in India e Pakistan e, l'anno successivo, allestì la spedizione vera e propria. Il programma di Desio prevedeva due obiettivi: uno scientifico, quello di completare le ricerche iniziate nel 1929, e uno alpinistico, la conquista del K2. I preparativi furono molto impegnativi. Il mese di giugno servì agli uomini della spedizione per attrezzare i primi campi lungo il versante del K2 secondo il ferreo programma previsto da Desio. Uno dopo l'altro, malgrado le avverse condizioni atmosferiche, vennero attrezzati lungo il versante della montagna nove campi e il 31 luglio, a conclusione di un intenso lavoro di squadra durato giorni, Compagnoni e Lacedelli, raggiunsero la vetta del K2. Pochi giorni dopo la squadra degli alpinisti iniziava i preparativi per rientrare in Italia, mentre Desio si apprestava a prolungare di due mesi le esplorazioni e le ricerche nelle valli del Karakorum. Solo il 9 Ottobre, infatti, rientrava a Milano a godersi finalmente la sua parte di onori.
Oltre il K2
Negli anni che seguirono l'impresa del K2, gli impegni scientifici continuarono ancora per molti anni a portare Desio in giro per il mondo. Contemporaneamente la sua attività in ambito accademico e disciplinare non conosceva soste. Dopo essere stato, nel 1942, il promotore in Italia di un corso di laurea in Scienze Geologiche e aver fondato l'Associazione Nazionale dei Geologi Italiani (ANGI), nel 1963 Ardito Desio dette vita all'Ordine Nazionale dei Geologi Italiani di cui fu il primo presidente. Ma il richiamo dell'avventura, inalterato malgrado il passare degli anni, lo spinse già novantenne a ideare e promuovere l'ultimo grande progetto: EV K2 CNR.
Quando nel 1987, George Wallerstein, dell'Università di Washinghton, annunciò che, in base alle misurazioni da lui effettuate con sofisticate apparecchiature, il K2 e non l'Everest era la montagna più alta del mondo, Desio colse subito l'occasione per organizzare una spedizione e verificare sul posto l'effettiva altezza delle due montagne. La spedizione EV K2 CNR, partita il 28 luglio, portò a termine i lavori in un mese esatto. Con i suoi 8872 m, 24 in più di quelli tradizionalmente accertati, la montagna più alta risultava essere ancora l'Everest, mentre il K2 si attestava sugli 8616 m, cinque in più di quelli della quota conosciuta fino allora. Entrambe le montagne, comunque, rivelavano chiaramente la presenza nel tempo di un lento movimento di sollevamento dovuto alla particolare configurazione tettonica di quell'area. I risultati della spedizione vennero ampiamente pubblicizzati, ma questo non significò la fine del progetto EV K2 CNR, che, per iniziativa di Desio, proseguì con la realizzazione del laboratorio Piramide collocato nel 1989 a circa 5050 m di quota, ai piedi dell'Everest. Scopo del laboratorio era quello di consentire ricerche multidisciplinari ad alta quota. Gli studi e le ricerche nella «Piramide» proseguono ancora oggi.
Medaglia d'oro della Società Geografica Italiana, membro dell'Accademia dei Lincei, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Repubblica Italiana, socio onorario di società italiane e straniere, Ardito Desio si è spento serenamente il 12 dicembre 2001 all'età di 104 anni assistito dai famigliari. E' sepolto nel cimitero di Palmanova, sua città natale.
A cura di Manuela Lasagna