Amedeo Avogadro
Avvocato e scienziato, contribuì alla teoria molecolare e agli studi sulle proprietà dei gas con l'enunciazione del principio che porta il suo nome.
Lorenzo Romano Amedeo Carlo Avogadro nasce a Torino da Filippo, conte di Quaregna e Cerreto, alto magistrato e poi senatore del regno di Sardegna. Seguendo le orme del padre, si laurea in giurisprudenza nel 1795 e consegue il titolo di dottore in legge ecclesiastica l'anno successivo. Ricopre poi diverse cariche giuridico-amministrative, ma contemporaneamente compie autonomamente studi e ricerche nel campo della "filosofia naturale", cioè delle scienze.
Nel 1803 presenta all'Accademia delle Scienze di Torino, insieme al fratello minore Felice, il suo primo lavoro scientifico, riguardante l'elettricità. Nel 1809 viene nominato professore di "filosofia positiva" (matematica e fisica) al Regio Collegio (liceo) di Vercelli. Durante questo periodo pubblica le sue opere più famose, in un campo, quello della chimica, che all'epoca cominciava appena a diventare una scienza in senso moderno. A lui si devono la distinzione dei concetti di atomo e di molecola e l'enunciazione del principio che ancora oggi porta il suo nome. Questo principio, sia per la forma in cui viene esposto, sia per le difficoltà incontrate nella sua verifica sperimentale, rimarrà però ignorato o osteggiato fino al 1860.
Nel 1819 Avogadro è nominato socio ordinario dell'Accademia delle Scienze. Dal 1820 al 1822 tiene all'Università di Torino la prima cattedra italiana di "fisica sublime" (fisica matematica). La cattedra viene soppressa per motivi politici nel luglio 1822 e ripristinata solo nel 1832, affidandola a Cauchy. Viene restituita ad Avogadro nel 1834, che la tiene fino al suo ritiro nel 1850. Tra gli altri incarichi, Avogadro riveste anche quello di Presidente della Commissione pesi e misure, grazie al quale favorisce l'introduzione del sistema metrico decimale in Piemonte.
Porta il suo nome anche la costante (o numero) di Avogadro.
A cura di Paola Cuneo
Amedeo Avogadro di Quaregna nasce a Torino il 9 agosto 1776 e muore, sempre a Torino, il 9 luglio 1856. Era un Fisico o un Chimico? In realtà era un Avvocato. Laureatosi in Leggi Civili ed Ecclesiastiche, trasferì con entusiasmo e totale dedizione alla Chimica e alla Fisica le capacità di studio e di interpretazione dei dati sperimentali suoi e altrui. Definito giustamente dal Guareschi «il Legislatore delle molecole», il suo grande merito sta nell'aver distinto chiaramente la natura delle particelle che costituiscono i corpi, distinguendo i concetti di atomo e molecola sino allora usati come sinonimi. Unico italiano ad avere legato il suo nome a una costante universale (il numero di Avogadro) espresse nel 1811 la sua legge fondamentale:
«A parità di condizioni di pressione e temperatura, volumi eguali di gas contengono un egual numero di molecole».
La memoria originale in cui esprime come ipotesi quella che verrà poi accettata come legge appare nel 1811, ma la sua modestia, e i tempi non maturi, ritardarono l'accettazione della legge che si verificò definitivamente solo dopo la sua morte. Basandosi sulle determinazioni dei pesi molecolari, fu il vero precursore delle moderne formule chimiche ed il primo a indicare l'acqua con la sua formula chimica corretta: H2O. Fu il palermitano Stanislao Cannizzaro, che nel Congresso di Chimica di Karlsruhe nel 1860, riprese l'ipotesi di Avogadro pervenendo con essa a quella riforma dell'atomismo chimico che chiude il periodo delle leggi quantitative. Fu Professore di «Fisica Sublime» all'Università di Torino, Autore di un Trattato di Fisica in 4 volumi e di oltre 50.000 manoscritti e di una trentina di pubblicazioni apparsi nelle Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino.
Amedeo Avogadro, anche elettricista
A cura di Sigfrido Leschiutta
La perdurante importanza di Avogadro con il suo Numero per la Fisica in tutti i suoi rami, non deve far dimenticare i contributi di Amedeo come elettricista.
Amedeo Avogadro abbinò alla sua modestia negli atteggiamenti esterni una qualità eccelsa del ricercatore, dimostrata dalla vastità, sistematicità e continuità delle informazioni, oltre che dal fatto che fu in molti campi un precursore. Del suo quasi maniaco rifuggire dalla «esposizione», ne è prova il fatto che quando venne tenuta a Torino una riunione degli Scienziati Italiani, Avogadro non vi ebbe alcun ruolo.
Avogadro si interessò di elettricismo per tutta la sua vita e si può dimostrare che anche nella nascente nuova disciplina elettrica i suoi contributi, che si estesero per quaranta anni e che sono documentati da 11 pubblicazioni, non sono trascurabili. Avogadro era un teorico, ma in elettricismo divenne anche sperimentale, costruendo uno strumento, il «voltmetro moltiplicatore» per una determinazione accurata della serie elettrochimica degli elementi: i valori trovati vennero usati in tutta Europa. Altra sua innovazione fu l’intuizione dell’esistenza dell’«aura elettrica» attorno ai corpi con cariche elettriche, che oggi chiamiamo «induzione elettrica» e che fu sviluppata da Faraday.
Insomma, come priorità e intuizioni, l’Avogadro elettricista, sia pure col senno del poi, non è molto da meno dell’Avogadro chimico.
A cura di G. Di Modica