Francesco Severi
Matematico di altissima levatura, fondò nel 1939 l’Istituto Nazionale di Alta Matematica.
Matematico di altissima levatura, Francesco Severi, nasce ad Arezzo il 13 aprile 1879 e muore a Roma l'8 dicembre 1961. Si laurea in Matematica all'Università di Torino nel 1900 con una tesi, diretta da Corrado Segre, sulle singolarità delle curve iperspaziali, pubblicata nel 1901 all'Accademia delle Scienze. È per un anno assistente di Enrico D'Ovidio e dal 1902 al 1905 tiene, come libero docente, il corso di Geometria proiettiva e descrittiva.
Si trasferisce quindi a Bologna come assistente di Federigo Enriques e di Eugenio Bertini a Pisa. Nel 1904 vince il concorso a cattedra di Geometria proiettiva e descrittiva all'Università di Parma, avendo ottenuto risultati di grande rilievo sulla geometria numerativa e sulla teoria invariantiva birazionale delle superficie. L'anno seguente si trasferisce a Padova, dove cambia spesso insegnamento e diventa, fra l'altro, direttore della Scuola di Ingegneria.
Nel 1921 è chiamato a Roma sulla cattedra di Analisi algebrica. Qui è pure nominato rettore dell'Università, carica da cui si dimette nel 1925 dopo il delitto Matteotti.
A Roma fonda nel 1939 l'Istituto Nazionale di Alta Matematica, di cui resta presidente fino alla morte.
La sua produzione scientifica ampia e multiforme, con oltre quattrocento articoli e numerosi trattati, lascia contributi significativi nei settori della geometria algebrica, in particolare sulle proprietà delle superficie e varietà algebriche invarianti per trasformazioni birazionali, nella teoria delle funzioni analitiche di più variabili complesse, in quella delle varietà abeliane e quasi abeliane, nella geometria numerativa e in quella proiettiva. Le sue ricerche influiranno notevolmente sui successivi sviluppi della geometria e dell'analisi.
Nel corso della vita Severi riceve alti riconoscimenti, premi e medaglie e diventa socio di numerosissime accademie italiane e straniere. È fra l'altro membro dell'Accademia nazionale dei Lincei dal 1910 e dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 1918.
A cura di C.S. Roero