Franco Andrea Bonelli

(
1784
-
1830
)
Letto finora

Franco Andrea Bonelli

Zoologo, riordinò le collezioni scientifiche e didattiche del Museo di Storia naturale, unificato da Napoleone a partire dal Museo di Zoologia e dal Gabinetto dell’Accademia delle Scienze.

Franco Andrea Bonelli Nasce a Cuneo, il 10 novembre 1784, da famiglia numerosa, ma benestante.

Studia a Fossano e Torino, appassionandosi già nella prima adolescenza alla meccanica, al disegno e all'architettura. A 15 anni inizia i suoi studi naturalistici, interessandosi all'ornitologia e soprattutto all'entomologia. Entra in contatto con Michele Spirito Giorna, professore di Zoologia a Torino e corrisponde con gli entomologi Spinola (Genova), Latreille (Parigi), Jurine (Ginevra) e Ziegler (Vienna).

Nel 1809, a 25 anni, diviene socio dell'Accademia delle Scienze di Torino per la sua fama di entomologo, pur non essendo laureato. Nello stesso anno si rende vacante la cattedra di Zoologia dell'Università per la morte di Giorna. Per migliorare le sue conoscenze zoologiche, Bonelli trascorre un periodo di studio di un anno presso il Museum d'Histoire Naturelle di Parigi, dove stringe rapporti personali con Latreille e soprattutto con Cuvier, il cui appoggio gli consente di ottenere la cattedra di Zoologia nell'Università di Torino (5 marzo 1811).

Riordina le collezioni scientifiche e didattiche del Museo di Storia naturale, unificato da Napoleone a partire dal Museo di Zoologia e dal Gabinetto dell'Accademia delle Scienze. Grande e resistente raccoglitore in campo e conoscitore del mercato naturalistico, arricchisce le collezioni con materiale personale e acquisti, non solo di insetti ed uccelli. Si interessa alle collezioni fossili. Esperto in disegno naturalistico e tassidermia, segue personalmente negli anni la preparazione di esemplari di animali esotici e sostiene la redazione di una sorta di catalogo figurato con disegni e litografie, utile per la divulgazione e la pubblicità del Museo.

Alla caduta di Napoleone e con l'avvento della Restaurazione riesce a conservare la cattedra di Zoologia (1815), al contrario di altri colleghi più compromessi con l'occupazione francese. Anzi in più ottiene la direzione del Museo e viene nominato socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino.

Nella prima visita a Parigi impara da Cuvier corrette metodologie descrittive e acquisisce profonde conoscenze di anatomia comparata; inoltre frequenta le lezioni di Lamarck che lo avvia ad affrontare problemi di carattere generale. Elabora perciò, già a partire dal 1812, una sua filosofia naturale, che con supporti di anatomia comparata tenta di spiegare la transizione da una classe di animali all'altra, sulla scia del trasformismo lamarkiano, ma con una certa originalità e soprattutto con la preoccupazione di non incorrere in affermazioni non sufficientemente documentate. Continua a essere fedele al trasformismo anche durante la Restaurazione, limitandosi a sottolineare - non è chiaro se con convinzione - che le sue teorie non sono in contraddizione con la Bibbia.

A partire dal 1817, la sua salute si fa cagionevole: iniziano i disturbi circolatori, della vista, le cefalee.

Nel 1821, con l'Università chiusa per i moti liberali piemontesi, sotto l'egida dell'Accademia delle Scienze, si fa carico dell'iniziativa di tutela dello stambecco delle Alpi, ritenuto prossimo all'estinzione, promuovendo la proibizione della caccia a questo ungulato.

Dal 1827 i disturbi cardio-circolatori si aggravano e la sua attività scientifica e accademica si riduce drasticamente. Iniziano gli attacchi di ischemia cerebrali, con successive paresi. Muore il 18 novembre 1830, a Torino.

Il suo insegnamento, critico nei confronti del fissismo sostenuto da Cuvier e favorevole invece al trasformismo lamarckiano, rappresenta un'importante premessa alla successiva diffusione dell'evoluzionismo a Torino e in Italia.

(Le notizie biografiche sono state tratte dalla pubblicazione: Passerin d'Entrèves P. e Sella-Gentile G., Franco Andrea Bonelli, zoologo trasformista, Studi Piemontesi, XIV (1983), pp. 34-48).

A cura di G. Badino e C. Vellano