Alessandro Cruto

(
1847
-
1908
)
Letto finora

Alessandro Cruto

Inventore, il concorrente italiano di Edison, produsse i filamenti di carbone dai quali nacque la lampadina.

Alessandro Cruto Alessandro Cruto è un inventore della lampadina elettrica. Oggi non riusciamo neppure più a immaginare una città completamente buia: per riscoprire con sgomento che cosa sia l’oscurità c’è voluto il recente blackout. Ma fino a poco più di un secolo fa l’uomo lottava ancora contro le tenebre con scarso successo. Tracce di torce e di lampade ad olio si trovano già nelle caverne dell’età della pietra. Egiziani e Fenici inventano candele costituite di sostanze fibrose impregnate di sego o di cera, che i Romani riescono a perfezionare introducendo il lucignolo. Il lume a petrolio, che si diffonde a partire dal 1860, segna un passo avanti in luminosità e durata. Anche il gas porta un progresso.

Tuttavia la svolta decisiva arriva soltanto con l’elettricità e con la lampadina, abitualmente da tutti collegata al nome dell’americano Thomas Alva Edison. Ma a contendergli l’invenzione c’è un italiano, appunto Alessandro Cruto, nato Piossasco, vicino a Torino, il 18 marzo 1847, trentacinque giorni dopo Edison. Purtroppo non gli basterà tutta la vita per recuperare quel piccolo ritardo anagrafico.

Edison accende la sua lampadina il 21 ottobre 1879, Cruto cinque mesi dopo, il 4 marzo 1880.

La lampadina di Cruto però aveva un filamento migliore: faceva luce per 500 ore contro le 40 ore della lampadina di Edison. Eppure, nonostante la maggiore efficienza della sua lampadina, il merito di Cruto non venne riconosciuto e una sua fabbrica di lampadine sorta nella cintura di Torino fu assorbita dalla Philips. Nel 1903 il filamento di tungsteno, realizzato dall’americano William T. Coolidge, risolverà definitivamente il problema della durata delle lampadine a incandescenza. Cruto morirà dimenticato da tutti nel 1908. L’Enciclopedia Treccani oggi gli dedica 9 righe e un errore di 27 anni nella sua data di nascita.

Vennero poi i tubi a fluorescenza, ideati dal francese Georges Claude nel 1909 ma affermatisi solo trent’anni dopo, che usano neon, vapori di sodio o vapori di mercurio. Le lampade alogene sono un recente perfezionamento delle lampadine classiche: il loro filamento di tungsteno si conserva molto più a lungo grazie a un gas come lo iodio. Il futuro sarà degli OLED, diodi organici a emissione luminosa. A Torino la prima strada ad essere illuminata fu via Garibaldi: le luci si accesero il 7 aprile 1887, lo stesso anno in cui entrò in funzione la prima centrale idroelettrica d’Italia, a Tivoli.

Figlio di un capomastro, fin da ragazzo Cruto si appassionò alla fisica e alla chimica. Nel 1872 aprì a Piossasco un laboratorio per la produzione di diamanti artificiali e filamenti di carbone. I diamanti si fecero sospirare ma otto anni dopo dai filamenti di carbone nacque la lampadina. L’idea gli era venuta nel 1879 ascoltando una lezione di Galileo Ferraris nella quale l’illustre inventore del motore elettrico asincrono aveva sostenuto che gli studi sulle lampade a incandescenza erano destinati a un totale fallimento. “Tute bale”, avrebbe commentato Cruto. E infatti pochi anni dopo, nel 1884, lo stesso Galileo Ferraris illuminava i padiglioni dell’Esposizione Industriale di Torino con le lampadine di Cruto.

A cura di Piero Bianucci